ANTONIO SALADINO

 

 

Il lavoro scultoreo recente dell'artista lametino Antonio Saladino, attra­verso la serie delle opere "Reperti contemporanei" (definita anche "Kouroi contemporanei", per i riferimenti stilistici alla statuaria greca arcaica), propone un'insolita e originale collisione concettuale tra arte e archeo­logia, laddove i reperti non affondano le loro matrici generative nella densità sedimentaria del tempo storico, non sono emersi da strati di terra e polvere secolare, bensì sono stati generati dalla forza immaginativa del­l'artista, affiorando dai margini rigogliosi del suo universo creativo. Sono reperti, quelli di Saladino, senza storia che raccontano la storia attra­verso la propria unicità di manufatto artistico che si offre all'incanta­mento dello sguardo. Sono oggetti scultorei in ceramica bianca e inser­ti policromi, opere che ripetono nella propria identità visiva un'alterità di significato, un proprio essere di più e altro di ciò che si manifesta nella dinamica della visone. Sono reperti contemporanei con una stratificazio­ne sedimentaria "a venire", tutta da costruire, da sostanziare nella sovrapposizione di sguardi che ne giustifica e garantisce l'esistenza. Nella raffinata struttura formale, questi straordinari e ingannevoli reperti dialogano con lo sguardo del fruitore che ne coglie la struttura dialetti­ca, la ripetizione speculare di un ruolo, la capacità narrante pari a quella degli oggetti simulati. Dalla profondità dello specchio che moltiplica e produce virtualità, assume concretezza il doppio, la duplicità creativa, di cui esplorare I'elegante essenzialità delle forme, la preziosità del model­lato. Sono figure che sanno di storia, di gesti abili e sapienti , ripetuti più e più volte, di memorie originatesi dalla preistoria dell'io, archeolo­gia di un futuro prossimo in cui rivivere un passato comune: quella greci­tà custodita nelle pieghe più riposte dell'animo. Così, dopo aver osserva­to, nella visione ad occhi chiusi, in una polifonia di voci, scorrono uno ad uno i frammenti scultorei di Saladino. Alcuni sono portatori di doni in una società opulenta in cui si e perso, fra gli altri, anche il valore tene­ro e raro del donare:portano la poesia dei colori ("La portatrice di gial­lo"), la lievità delle nuvole e degli angeli ("Il portatore di Nuvole", "Il por­tatore di angeli"), la purezza smarrita degli scarti, degli avanzi di lavo­razione cui dare ancora dignità d'esistenza ("La portatrice di scarti"); altri indifferenti Reperti, rivelano una matrice prettamente ludica e dina­mica, simili ad accenti armonici di una partitura corale in cui, frammen­ti figurali pH] statici e contemplativi, dicono a fil di voce della natura scul­torea e del proprio essere oggetti d'arte.

 

Teodolinda Coltellaro